venerdì 5 ottobre 2012

La rivoluzione silenziosa MA DETERMINATA delle donne


Gameela Ismail, Egitto. Azadeh Moaveni, Iran. Manal Al Sharif, Arabia Saudita. Ghada Ghazal, Siria.
Quattro donne comuni, con le loro piccole storie apparentemente poco importanti. 

Eppure Gameela si è candidata nelle liste degli indipendenti alle prime elezioni egiziane dopo la rivoluzione e ha ottenuto 30mila voti. E non rimpiange nemmeno di aver partecipato perché, dice, ora tutti sanno che lei non può essere messa in un angolo, e che lotterà sempre per difendere le sue idee.
Azadeh è cresciuta in California. Quando aveva una ventina d'anni ha iniziato a fare la giornalista ed è tornata nel suo paese d'origine, l'Iran. E si è resa conto che la realtà di quel Paese è molto diversa dall'immagine che ne viene presentata negli Stati Uniti. La ribellione esiste, e passa anche per il modo di vestire, i film occidentali e Internet. Ci ha scritto un libro,Lipstick jihad. Ed è il suo più grande successo. 
Manhal non è sempre stata una rivoluzionaria. E' cresciuta con l'idea del regime: non guardare film occidentali, non leggere libri occidentali, non ascoltare musica occidentale. E' il Male. E lei lo faceva! Poi le è capitata per le mani un' audiocassetta dei Backstreet Boys. Show me the meaning of being lonely. E ha iniziato ad avere dei dubbi. Anni dopo, è diventata famosa per aver lanciato su Facebook la campagna It’s my right to drive, in cui si affermava il diritto delle donne a guidare. Diritto ancora negato alle donne arabe. Per questo a maggio del 2011 è stata arrestata 

Ghada ha confessato di non aver dormito bene in questi giorni in Italia, perché ormai si era abituata al rumore dei bombardamenti. Li vive ogni giorno per  la guerra in Siria, che reprime ferocemente i tentativi di rivolta della sua popolazione. <<Non so se ora che sto parlando qui con voi mia madre e mio padre stanno bene>> dice <<certamente nel mio Paese in questo momento qualcuno sta venendo ucciso. Ma non possono aspettarsi che rimaniamo pacifici mentre arrestano e uccidono i nostri familiari>>. 


Libertà, libertà, libertà. E' questo il grido che accomuna queste donne e questi Paesi. Libertà, adesso.

Ludovica Barbieri


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